Il Resto del Carlino - Cose di questo mondo - scritto il 27-01-2006

Spero di fare cosa gradita ai lettori della nostra piccola rubrica offrendo qualche notizia "alternativa" dalla Terra Santa in quest'ora così delicata, nella quale esprimere giudizi e fare previsioni sembra proprio impossibile. Lorenzo e Andrea, i miei due fratelli monaci che da alcuni mesi vivono in una casetta sul Monte degli Ulivi, accanto alla tomba di Lazzaro e sotto il Muro di separazione che divide e lacera la Terra dove i due popoli non si amano e non trovano le vie della pace, mi hanno mandato qualche appunto di cronaca sulla preghiera per l'unità dei cristiani che le sedici confessioni cristiane presenti nella Città Santa stanno celebrando in questi giorni, con un leggero ritardo rispetto a noi.

"Questa densità preziosa - scrivono i fratelli - rende la settimana di preghiera per l'unità ricca e consolante. Di fatto, giorno dopo giorno, viene celebrata una sorta di pellegrinaggio orante che nelle sue tappe tocca alcune delle Cattedrali delle diverse realtà ecclesiali. In ognuna di queste sedi la preghiera è condotta con lo stile, la tradizione e i canti di chi ospita. Grande la diversità tra le suggestive e fortemente coinvolgenti liturgie d'oriente: l'Armena, la Copta, la Melchita, l'Etiope, la Sira e quelle più contenute ma non meno intense delle Chiese della Riforma (la sera dei Luterani: liturgia accuratissima, con la partecipazione attiva di almeno dieci Comunità nate dalla Riforma!).

Per quanto ci riguarda pensiamo che la sera più carica di tensione spirituale sia stata quella del giovedì 20. La convocazione era nella Sala del Cenacolo. Niente di meno! Qui nessuno è padrone, tutti sono ospiti e tutti di casa! La preghiera è stata curata con eleganza e rigore tutti monastici dai Benedettini che abitano lì accanto. Moltisssima la gente. Semplici e facili da eseguire i canti. La prima lettura in ebraico, la seconda, non a caso, in arabo!. Le preghiere, come le altre sere, in un numero incredibile di lingue. La benedizione finale impartita collegialmente da tutti i rappresentanti delle Chiese.

Bellezza distillata! E in più, rispetto alle altre sere della settimana, anche quest'anno, per la seconda volta, al Cenacolo partecipava un rappresentante semi ufficiale del Patriarcato greco. E' questo un avvenimento eccezionale che va sottolineato per il suo significato di grande speranza. E' una porta che finalmente si apre proprio qui in questa terra così divisa da muri antichi e recentissimi. E' un segno iniziale piccolissimo ma sicuramente fecondo. Segno di buona volontà, di ricerca del bene e della Pace in mezzo a popoli che pur avendone estremo bisogno non riescono a trovarne le vie. Al Signore, benedetto Egli sia, la gratitudine e la lode".

Queste piccole notizie, evidentemente, nulla tolgono alla drammatica urgenza di continuare a supplicare il Dio della Pace. Però ci confermano che il Signore non abbandona i suoi figli, e che su palcoscenici meno appariscenti, quasi nascosti, si continua ad affermare che quello che unisce è, a motivo di Cristo, molto più di quello che divide.

don Giovanni.


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